Intelligenza Artificiale: algoritmi e visioni verso una società intelligente

Un incontro per avvicinare la cittadinanza al tema delle innovazioni tecnologiche rappresentate dal fenomeno dell’Intelligenza Artificiale: questo il senso del dibattito, svoltosi il 7 Maggio presso il Polo Bibliotecario di Potenza, organizzato dal movimento d’impegno civico “We love Potenza”, a cui hanno preso parte professionisti, provenienti da diversi ambiti, quali salute pubblica, design, psicologia, arte e fisica.  

Per quanto concerne l’apporto che l’Intelligenza Artificiale può dare al tema della salute “globale”, la virologa Ilaria Capua, attualmente senior fellow of Global Health della sede italiana della John Hopkins Institute, ha illustrato il concetto di salute come ecosistema circolare tra uomo e ambiente.  

Si tratta di intendere “la salute del pianeta come la capacità dell’uomo di imparare a convivere con gli altri “abitanti”, che popolano la terra e di porsi come suo guardiano. Un modello di ricerca che supera la dimensione biomedica della salute (paradigma One Health) e ricerca, attraverso Intelligenza Artificiale e big data, soluzioni inedite a sfide complesse che nascono da uno squilibrio dei quattro elementi ippocratici (acqua, aria, terra e fuoco)”  

Ad esempio, eventi estremi quali alluvioni e siccità, hanno generato ingenti problemi di produzione agricola e carenza di cibo (si pensi all’impossibilità per l’Africa subsahariana di produrre pane in assenza del grano ucraino). Ma si potrebbero citare tantissimi altri fenomeni quali lo scioglimento dei ghiacci, la trasformazione delle plastiche in microplastiche che ritroviamo nella catena alimentare, l’inquinamento e il conseguente riscaldamento globale, l’aumento di uragani ed incendi”.  

Quanto siano delicati gli equilibri tra gli elementi del nostro pianeta e tra i suoi abitanti (uomini, animali, piante etc) ce lo hanno poi insegnato le pandemie del passato e del presente, alla cui base spesso vi sta un progenitore di origine animale. Non solo il recente Covid-2019 ma anche “il morbillo (evoluzione di specie della peste bovina, che a sua volta derivava dalla pratica antica di partorire nelle stalle accanto ad un bue, per proteggere dal freddo il nascituro), la peste bubbonica (trasmessa attraverso i ratti dalle pulci), sino ad arrivare al virus dell’HIV (che deriva dalle scimmie)”.  

In futuro big data e I.A. potrebbero risultare decisive per arginare l’epidemia legata alle infezioni da batteri multiresistenti e che secondo l’OMS registrerà 40 milioni di decessi nel 2050. Ciò a partire dalla conoscenza delle cause che favoriscono la resistenza agli antibiotici: il loro abuso (come nel Covid-19 o in agricoltura), il loro mancato o errato smaltimento, la scarsa igiene dei presidi ospedalieri.  

Ovviamente - come ha illustrato Nicola Cavallo, docente dell'Unibas- le tecnologie dell’Intelligenza Artificiale oltre a rappresentare delle opportunità straordinarie per l’umanità e la vita di tutti i giorni nascondono anche delle insidie di natura conoscitiva o etica relative al loro impiego umano: disinformazione e contenuti falsi (es. fake news quando essi diventano virali), privacy e dati sensibili, bias (pregiudizio)nei dati, allucinazioni e confidenza eccessiva, problemi di copyright, mancanza di trasparenza, impatto ambientale. 

Ne sono un esempio le reti neurali o algoritmi che Google e Amazon, usano da anni sfruttando l’enorme mole di dati e informazioni (big data) che siamo noi stessi a fornire in rete quando ad esempio acquistiamo un articolo, scarichiamo un'applicazione, facciamo una ricerca, inseriamo un like, pubblichiamo una nostra foto sui social. Ciò che sta mutando nella moderna società tecnologica, è il passaggio ad una sorveglianza di stampo capitalistico, incentrata cioè unicamente sulla generazione di profitto. Il potere non è più nelle mani del popolo e/o dei suoi rappresentanti, ma tende ad accentrarsi negli algoritmi che impattano nei processi decisionali e nel consenso, manipolando il pensiero umano; si può parlare di algocrazia”.  

Per il prof. Cavallo “anziché parlare di intelligenza artificiale sarebbe opportuno discutere di comunicazione artificiale in quanto programmi come ChatGPT e Perplexity cambiano il paradigma della comunicazione uomo-macchina: non  software più intelligenti rispetto al passato ma macchine che stanno imparando a comunicare meglio con noi sfruttando gli algoritmi generativi (di testi, video, immagini o audio)  o di altro tipo (predittivi, prescrittivi o discriminatori come nel caso della diagnostica medica per identificare malattie”. 

La psicologa Ilaria Imbrogno, fondatrice dell’impresa sociale Centro Anch’io, ha ripercorso il cammino evolutivo dell’autorità nella nostra società, non più fondata su figure tradizionali quali il parroco, il medico, i genitori, ma su software come ChatGPt, che garantiscono una percentuale di informazioni esatte pari al 90%. Al maggior grado di affidabilità rispetto alla dimensione umana fa tuttavia da contraltare il carente lato emotivo che ci sta dietro le macchine che simulano il comportamento umano, a partire da quella curiosità e capacità di imparare e imitare che è presente nei bambini. 

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Intelligenza Artificiale: algoritmi e visioni verso una società intelligente
Un dibattito multidisciplinare sulle potenzialità applicative e le insidie morali ed epistemologiche dell’Intelligenza Artificiale: come imparare ad usare e non subire le trasformazioni tecnologiche in atto.