La comunità sostenibile - Riccardo Roni

La comunità sostenibile: un approccio olistico tra storia della filosofia e riflessione etica. Questo il tema del convegno, promosso dall’Università Degli Studi della Basilicata svoltosi Lunedì 21 Luglio presso il Polo di Bibliotecario di Potenza. 

Protagonista del dibattito, ricercatore di Storia della Filosofia dell’Unibas, prof. Riccardo Roni, componente di prestigiosi comitati scientifici di riviste e di collane editoriali, e direttore di tre Collane editoriali (“Dialogica” presso Edizioni ETS di Pisa, “Storie della filosofia” presso Castelvecchi Editore di Roma, “Biblioteca La Fenice”, fondata da Sergio Moravia, presso Le Lettere di Firenze).  

Considerato il principale esperto internazionale del filosofo e psicologo francese Victor Egger (1848-1909), è autore di numerose pubblicazioni scientifiche (monografie, articoli e recensioni in rivista, contributi in volume) apparse sia in Italia che all’estero, dedicate non solo a V. Egger, ma anche Hegel, Nietzsche, Bergson, K. Goldstein, al pragmatismo italiano e americano, all'interculturalità filosofica. Attualmente si sta occupando del filosofo pragmatista americano Josiah Royce (1855-1916). 

L’incontro tenutosi al Polo potentino si è dunque incentrato attorno al problema filosofico di comunità sostenibile. Come spiegatoci dallo stesso prof. Roni “l’iniziativa intende approfondire, sia da un punto di vista storico che teorico, e dunque nell’ambito del dibattito attuale, cosa si intende per comunità sostenibileNel far questo si sono ricercati alcuni contributi della storia della filosofia occidentale a tal riguardo, e d è emersa la necessità di ripensare la nozione di comunità, in termini olistici, ossia secondo un approccio metodologico che considera un sistema nel suo insieme. È emerso che una comunità è sostenibile se inclusiva, e a sua volta per poter essere inclusiva non può non essere sostenibile, sia sul fronte macro che micro, e quindi a livello dei territori e delle piccole comunità”. 

Come direbbe Hegel, a partire dalla sua dialettica del riconoscimento “il tentativo di connessione tra Universale e Particolare, per creare le condizioni affinché i singoli soggetti, specie quelle delle comunità più circoscritte, si possano riconoscere armonicamente e dialetticamente all’interno di comunità sempre più ampie, con una proiezione internazionale delle esperienze di ricerca alla base delle quali vi sono quelle umane, che si configurano storicamente come intersoggettive. Vale a dire come relazioni tra più soggetti/individui, connotati inter-culturalmente, ossia provenienti da più regioni geografiche e che nella loro dimensione di singoli fanno esperienza anche del totalmente altro, ciò che appare come assoluta diversità, -ma che tale non è - rispetto ai nostri canoni e stili di vita”. 

La ricerca, dunque, “diviene il momento indispensabile per rendere sempre più democratiche le nostre relazioni e i nostri rapporti con i territori e le esperienze che vengono dal basso. La “Ricerca” è quindi un’esperienza sociale o socialmente declinata ed un ricercatore deve potersi mantenere in sintonia con le esperienze che vedono le diverse classi sociali protagoniste del cambiamento e della costruzione della realtà sociale, guardano al futuro con un’ottica di progresso e sviluppo”. 

In definitiva, si tratta di superare la riduzione del paradigma della sostenibilità a semplice dibattito ecologico, attraverso un approccio democratico e interculturale che ci consente di rileggere e reinterpretare le epoche della storia del mondo (nostra e altrui) da un punto di vista della particolarità geografica ma anche secondo una visione che è universale, perché generale e inclusiva, tenendo insieme la nostra storia come quella altrui”. 

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Una conferenza sulla re-interpretazione in termini olistici del tema filosofico della comunità sostenibile, nell’ambito del progetto europeo della “Notte delle Ricercatrici e dei Ricercatori 2025”.